A modo suo, in quanto la regista ama comporre delle sorta d'immediati, istintivi patchwork, tessere d'attualità d'epoca, frammenti musicali, fotografie, spot pubblicitari; alternandoli, quindi, con delle sequenze di animazione composte su misura, e creando cosi un montaggio certamente originale. Più istintivo, sensitivo che cronologico o cronachistico; anche se basato fondamentalmente su tre diari di donne che si raccontano. La giovane borghese alle prese con un padre padrone, l'adolescente delle Puglie costretta all'aborto clandestino. La femminista; l'unica dichiarata, anche se delusa, in un film meno femminista in senso primario di quello che si poteva supporre.

Quasi che, riferendo di cose non proprio vissute di prima persona, la regista si affidasse alla propria memoria estetica, più che emotiva. Tanto che ne nasce un film che si ammira molto per l'originalità e un pò meno per la grazia (l'animazione, ad esempio, è abile ma non sempre seducente). Più per l'intelligenza che per l'emozione. Può essere che l'autrice l'abbia voluto; può essere anche un pregio.